Chi sono

Se vi metterete nelle mie mani, giustamente, volete prima sapere che mani sono.
A me la vostra vita interessa, per capire la vostra salute.
Che a voi interessi la mia, m’importa solo per tre notizie che posso testimoniarvi.
La prima notizia è che sono qui, vivo e vegeto, a raccontarlo.
La seconda è che mi sono laureato da grande.
La terza è che porto avanti questa idea di salute anche in questi tempi, che non sono tempi normali. Quest’idea sì: è molto importante.

Poteva andare diversamente.

Avete presente quelle cavolate rischiose che fai da adolescente, quando ti senti immortale, tanto per sfidare la morte?
Ecco, nel mio caso stava per vincere lei; l’amico che aveva avuto la brillante idea pensava che fossi morto, invece ero “solamente” svenuto e sanguinante sull’asfalto.
Non ho potuto vedere il suo panico, ho visto quello della sua famiglia impallidita, quella sera, scusarsi con la mia… Questo riguarda il modo con cui lavorerò con voi perché forse è vero, che durante il coma succede qualcosa nella mente. O forse è stato solo lo spavento, a farmi diventare adulto di colpo.
È che mi sono svegliato innamorato: ostinato estimatore di questo miracolo che è la vita, da allora sono perennemente sorpreso di questo palpito, che tanti viventi si portano dentro senza neanche rendersene conto.
Questa fame di esistere, all’inizio, si è manifestato con la ricerca della performance sportiva: calcio, atletica leggera, corsa, bicicletta, tanta palestra…
Ci davo dentro, con lo stesso allenamento e lo stesso sacrificio dei grandi campioni, ma… hem, oltre certi livelli campione non ero: peccato; o forse per fortuna, vista la piega che ha preso la mia vita.
Infatti ho allenato con la stessa cura alcuni fantastici campioni ma anche tante “schiappe” non meno fantastiche umanamente…
Il vero campionato che occorre vincere è la quotidiana arte di vivere, lo sapete già tutti.

Laurearsi da grande

Pochi anni dopo quella cavolata ho rischiato di farne una seconda.
A quei tempi sembrava normale: o diventi “dottore” o vai in fabbrica.
A me la concretezza della fabbrica non dispiaceva: sono entrato giovanissimo e dopo 10 anni ero già capo di un reparto di 30 persone mediamente più vecchie di me di 15 anni. Eppure trovavo il tempo di allenarmi e di studiare.
Sì, studiare; non per qualche ascesa sociale, ma perché se uno ha la fortuna di sentirsi dentro un talento, una vocazione, non dovrebbe tradirla; voluttuosamente bevevo libri e libri di fisiologia, patologia, medicina dello sport, ma li sceglievo come capitava, in biblioteca, in libreria… nessun professore a indirizzarmi.
La fabbrica insegna tanto, ma ormai non sopportavo più due cose: che oltre un certo livello non puoi crescere ( intendo umanamente, non parlo della carriera) e che quando baratti fatica in cambio di pane, la tua bravura è valutata meno dell’accondiscendenza, e addio meritocrazia. E poi le macchine devono servire agli uomini, non gli uomini alle macchine, se no diventi una macchina anche tu.

Se prendi coraggio, certe scelte della vita sono reversibili, tornare indietro è difficile ma si può: immaginatevi la faccia di mia mamma quando, quasi trentenne, le ho detto “mi licenzio: mi voglio laureare”. Così grazie a lei (e a mia sorella) rieccomi studentino: studiare mi eccitava, mi divertiva, davo un esame via l’altro. La triennale in Scienze Motorie in tre anni netti è stata una passeggiata, e da lì la scoperta magica delle relazioni tra anatomia e postura e la scelta di specializzarmi verso l’osteopatia.
Ovvio, da allora non ho mai smesso di studiare: il corpo umano non lo si conosce mai completamente. Ma (credo che sia importante) non ho mai dimenticato la concretezza del lavoro materiale, le mani e il cervello devono lavorare insieme.

Si chiama salutogenesi

Nel 2000 è diventato il mio lavoro: dal latino salus, salute, e dal greco genesis, origine. Per arrivarci ho dovuto fare anche un master in counseling, perché nessuno può davvero curare la salute dal di fuori di qualcun altro: la salute è un processo che viene da dentro.
Per questo cerco di fare come Platone, che con la maieutica faceva generare la verità (come una levatrice quando fa nascere un bambino), così fa la salutogenesi: potenzialmente tu la salute ce l’hai già: io ti aiuto a “partorirla”.

Non mi interessava diventare un medico o un chirurgo, uno bravo ad aggiustare qualcosa che si rompe, a far ripartire un processo o un organo che si è degenerato.
Massimo rispetto per i colleghi, ma per me la differenza tra una macchina ed un essere vivente è proprio l’incredibile capacità dei corpi di autoripararsi e io non volevo più fare il meccanico, neanche nella versione strapagata in camice bianco.
Ho scelto la salutogenesi: il mestiere di aiutare ciascuno ad aiutare se stesso.

I primi mille giorni dei bambini

Un altro master l’ho preso in osteopatia pediatrica: come sa ogni genitore, nei primi 1.000 giorni di vita si decide tutto.
Manipolare i neonati fino alle ossa è una responsabilità immensa, richiede una competenza raffinatissima, pretende dai miei polpastrelli una delicatezza solida che neanche uno Stradivari.
A volte salva il destino di una vita: recupera l’armonia della crescita, previene certe patologie, restituisce equilibrio a un’esistenza.
Solo se vi immaginate le mie mani su quei bambini così piccoli, potete capire.

I Remise Center

Nel 2006 la mia storia arriva ai due centri di personal training che ho creato, quello di Pavia e quello a Torricella Verzate: due palestre che non somigliano a nessun’altra. Le certificazioni che possiamo vantare sono quelle europee del circuito ISSA Europe, il riferimento indiscusso in Europa.
Quest’idea di palestra da 15 anni è un ping pong tra mondo accademico e sport diffuso, tra la salute pubblica e la mia piccola iniziativa privata di qualità.
Siamo sede di Tirocinio Formativo per l’Università, quindi siamo un discreto vivaio da cui passano molti giovani entusiasti che studiano le scoperte più recenti di una disciplina che in questi ultimi decenni si è radicalmente rinnovata. Tra questi, qualcuno sceglie di rimanere con noi: sono quelli che vogliono continuare ad aggiornarsi e che credono a una palestra più attenta alla salute delle persone che al business.

Siamo nel quindicesimo anno, ho conosciuto e seguito migliaia di pazienti, dai campioni ai vecchietti, dai bambini delle scuole alle vittime di incidenti stradali. Insieme a  tanti collaboratori preziosi.

Oggi: il calore dei numeri

Eccoci arrivati all’oggi: un po’ perché il Covid ci ha costretto a lavori individualizzati, un po’ perché la biometria leggera si sta rivelando la nuova frontiera, più ci lavori più che ne scopri altre possibilità formidabili.
Tutti siamo passati dai libri di carta ai dispositivi digitali, ad esempio per leggere un romanzo. Oggi ci sono dei dispositivi geniali dove c’è scritta la tua storia.
Avete tutto il resto del sito per conoscerle e sapere come funzionano, qui voglio solo dire che è stato un passaggio formidabile nella mia storia, e che riguarda anche la storia di te che leggi.

Immagina di sfogliare un romanzo che è la storia del tuo corpo che sta vivendo, dove ci sono scritte certe cose di te che neanche tu sapevi.
Immagina che questo romanzo arrivi fino ad adesso, al momento preciso in cui lo stai leggendo, e che perfino ci sia scritto: se domani farai questo la tua biografia andrà così, se farai quest’altro andrà in quest’altro modo.

Ecco, quel romanzo esiste, basta saperlo leggere insieme, esce da quei due piccoli dispositivi digitali.

Ci parla coi numeri: se qualcuno pensa che misurare la salute sia trasformarla in “freddi numeri”, non ha capito.
Non sarò il contabile dei tuoi elettroliti, né l’elettrauto della tua impedenza muscolare.
Se uno sa leggere quei numeri, è un cantastorie.
Ecco, da ragazzo non lo sapevo, ma grande volevo fare il cantastorie, che racconta a ogni persona la sua salute attraverso i numeri.

Un corpo di cui si cura la salute si ammala poco. Quando ogni tanto si ammala, è ammalato in modo sano perché è capace di guarirsi.

Stefano Pasotti

 

STEFANO PASOTTI

Uso le dita e il digitale

Combino la sapienza antica, usare la “saggezza delle mani”, con i saperi giovani: scegliere la tecnologia biometrica più efficace, leggera e versatile. Due strade che sembrano opposte, invece oggi sono parallele come i binari del treno: con uno solo non vai da nessuna parte.

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